Candido è un uomo elegante, col cappello. Veste d’azzurro e i suoi contorni sono pastosi, neri, a cera. Oltre a questo si sente strano, eccentrico, stravagante. Ma soprattutto incompreso. Talmente incompreso che sotto lo sguardo degli altri si fa più basso, si china, si piega, porta la testa all’ombelico pur di non incrociarne gli occhi.

Il disagio che prova all’idea di subire il giudizio altrui non lo esime dal non esprimerne lui stesso, braccio piegato sul fianco, mano a grattare il mento, punto interrogativo sul cappello. Se non ci si spiega il comportamento o i gusti degli altri vuol dire che si ha un’idea ben definita dei propri, ma no, Candido, nella maggior parte dei casi, si sente fuori posto e allora rinuncia al bell’azzurro dei suoi vestiti per indossare una cappa che lo mascheri, rendendolo uguale alle persone che lo circondano. A volte funziona, altre no.

Qualche pagina e Candido torna a mostrare sicurezza in sé nel sentirsi invisibile, ma è sensazione effimera, si contraddice. Il fatto è che Candido è combattuto tra il voler essere visto e il passare inosservato e ciò lo rende ancora più fragile e incapace di guardarsi attorno davvero, senza il filtro dell’insicurezza. Riuscirebbe a scorgere altre persone che molto hanno in comune con lui o nulla, e non curarsene. Per esempio, come tutti, ama l’estate. Come tutti, tranne me e, sicuramente, come qualcun altro.

Candido è un libro circolare del quale non vi svelo la fine ma da essa si può tornare all’inizio, decine di volte, cambiando protagonista e sostituendolo con un altro che allo stesso modo si senta fuori posto in una società multiforme ma tendente a uniformarsi. Le illustrazioni, di Christian Inaraja, dall’impianto astratto, con tutte le figure senza tridimensionalità, sono piane, sembrano scomponibili e adattabili a ciascuno di noi. Così come lo sfondo in cui si muovono meccanicamente i personaggi è sempre bianco, uniforme e piatto. Quel bianco può essere ovunque, qualsiasi posto.
Il tutto ha un sapore un po’ vintage, specie la palette di colori; mentre il timbro del testo di Fran Pintadera è più che moderno, essenziale, diretto e semplice.
Lui è Candido. È evidente che non è come gli altri.
A volte si sente strano. Incompreso.
Altre volte, invece, è lui a non capirci niente.
Nel suo insieme è un libro particolarmente complesso per quel che racconta, per come lo fa e per ciò che riesce a smuovere nel lettore. Complesso ma semplice, cosa che lo rende decisamente bello.
Titolo: Candido e gli altri
Autore: Fran Pintadera, Christian Inaraja, Elena Rolla (traduzione)
Editore: Kalandraka
Dati: 2018, pp. 48, 15.00 €